12 falsi miti sull'allattamento al seno

Quando affrontiamo l'argomento allattamento al seno, pensiamo subito ai benefici a breve e medio termine legati al nutrimento, alla maturazione e allo sviluppo del bambino. La letteratura scientifica e gli articoli che dimostrano gli effetti positivi dell'allattamento al seno sono infatti così numerosi che questa conoscenza e questa consapevolezza sono ormai diventati di dominio pubblico.

I vantaggi, però, non si limitano al nutrimento e non sono legati solo al periodo di allattamento; tra gli altri possiamo citare anche lo sviluppo del sistema immunitario, del sistema respiratorio e del sistema gastro-intestinale. Inoltre l'allattamento protegge contro una lunga lista di malattie, rappresenta un fattore di protezione verso l'obesità, migliora lo sviluppo fisico e psicologico del bambino. L'allattamento al seno è quindi vantaggioso per tutta la vita del bambino.Un altro vantaggio che spesso resta sullo sfondo è che l'allattamento porta vantaggi anche alla mamma: è coinvolto nella costruzione della relazione e dell'attaccamento tra mamma e bambino e influenza anche la donna stessa, che ad esempio è in grado di riconoscere più prontamente i bisogni del suo piccolo e risponde in modo più responsivo e competente se viene praticato l'allattamento a richiesta perché per funzionare, è necessario che i due imparino a comunicare e a sincronizzarsi.

L'allattamento a richiesta, però, deve essere una scelta consapevole della mamma, non solo dettata dalla moda di generazione. Mamme e papà della gen Y e Z sono infatti molto più attenti rispetto ai loro genitori, che hanno cresciuto figli - nati negli anni Ottanta - in una società che spingeva esageratamente sull'alimentazione in formula considerata, allora a torto, più bilanciata ed equilibrata di quella al seno.

Ci troviamo però di fronte ad un paradosso: la stessa collettività che è sensibile e promuove l'allattamento al seno, a richiesta e "fino a quando mamma e bambino sono d'accordo nel proseguirla" (OMS), è la stessa che vuole una precoce autonomia del bambino e il ritorno della mamma al lavoro in tempi sempre più brevi. È questa doppia direzione contraria a creare confusione e smarrimento e a far desistere le mamme dal proseguire l'allattamento anche quando ben avviato e quando potrebbe durare tranquillamente fino alla fine dei 2 anni.

Dunque come mettere d'accordo queste due spinte tra loro apparentemente contrarie? Lo vediamo in questo articolo, provando a mettere ordine tra le cose e a sfatare alcuni dei falsi miti più diffusi sull’allattamento al seno.
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Tutte le mamme possono allattare?

La paura della mamma di non essere capace o sufficientemente in grado di allattare il proprio bambino rappresenta una fantasia psicologica naturale e comune a molte neo-mamme. È legata al timore di non saper affrontare le richieste di accudimento del piccolo, di non saper riconoscere i segnali e capire quando è il momento di allattare e se il proprio latte sia di sufficiente qualità per nutrire il piccolo.

Da questa fantasia di non essere madri "sufficientemente buone" nasce la convinzione di non essere in grado di allattare o che l'allattamento sia troppo faticoso per la mamma, che "la consumi", e che sia più facile ricorrere alla formula che rappresenta "più o meno la stessa cosa".

Dal punto di vista biologico e fisiologico oltre il 95% delle mamme è in grado di avviare e proseguire l'allattamento con successo e soddisfazione per mamma e bambino, se adeguatamente informata e supportata, soprattutto nei primi giorni.

Quella piccola percentuale, inferiore al 5% del totale, in cui l'allattamento potrebbe non essere possibile, dipende dalla presenza di alcune patologie, spesso rare. Ad esempio la sindrome di Sheehan, una malattia che compare nelle ultime settimane di gravidanza e che causa la distruzione o la perdita selettiva della funzione della ghiandola ipofisi, una importante ghiandola coinvolta nella produzione di prolattina, l’ormone responsabile della produzione di latte materno.

Quando iniziare ad allattare e per quanto continuare

L'Organizzazione Mondiale della Sanità e l'Unicef raccomandano l'inizio dell'allattamento entro la prima ora dalla nascita e la somministrazione di latte materno come alimento esclusivo per i primi 6 mesi. Esso continuerà a rappresentare l'alimento principale per tutto il primo anno ed è un alimento consigliato per tutto il secondo anno e oltre, se mamma e bambino sono d'accordo nel proseguirlo.

Perché il latte materno è così importante?

I benefici dell’alimentazione al seno per mamma e bambino sono ormai considerati un dato di fatto, supportato dalla vastissima letteratura scientifica disponibile.

Riassumendo, possiamo dire che i 3 vantaggi principali sono:

  1. Fornisce protezione contro le malattie gastrointestinali e respiratorie che, contrariamente a quanto si crede, comunemente sono presenti, seppur in misura minore, anche nei paesi industrializzati e non solo in quelli in via di sviluppo;
  2. Riduce gli episodi di diarrea e dissenteria, una delle cause della morte neonatale.
  3. Fornisce energia e sostanze nutritive che migliorano lo sviluppo cerebrale e riducono il rischio di sovrappeso e obesità in età adulta. Il latte materno garantisce oltre il 50% del fabbisogno tra i 6 e i 12 mesi e oltre il 35% tra i 12 e i 24 mesi


L’allattamento al seno è protettivo anche nei confronti della madre e contribuisce a ridurre il rischio di cancro alle ovaie e al seno, oltre ad avere un blando effetto di contraccettivo naturale, inducendo l’assenza delle mestruazioni (amenorrea da allattamento) aiutando così a distanziare le gravidanze.

A proposito di latte materno, riteniamo sia fondamentale fare un piccolo approfondimento su come avviene la produzione di questo alimento così importante nel corpo della donna.

I benefici dell’alimentazione al seno per mamma e bambino sono ormai considerati un dato di fatto, supportato dalla vastissima letteratura scientifica disponibile.

Riassumendo, possiamo dire che i 3 vantaggi principali sono:

  1. Fornisceprotezione contro le malattie gastrointestinali e respiratorie che, contrariamente a quanto si crede, comunemente sono presenti, seppur in misura minore, anche nei paesi industrializzati e non solo in quelli in via di sviluppo;
  2. Riduce gli episodi di diarrea e dissenteria, una delle cause della morte neonatale.
  3. Fornisce energia e sostanze nutritive che migliorano lo sviluppo cerebrale e riducono il rischio di sovrappeso e obesità in età adulta. Il latte materno garantisce oltre il 50% del fabbisogno tra i 6 e i 12 mesi e oltre il 35% tra i 12 e i 24 mesi

L’allattamento al seno è protettivo anche nei confronti della madre e contribuisce a ridurre il rischio di cancro alle ovaie e al seno, oltre ad avere un blando effetto di contraccettivo naturale, inducendo l’assenza delle mestruazioni (amenorrea da allattamento) aiutando così a distanziare le gravidanze.

A proposito di latte materno, riteniamo sia fondamentale fare un piccolo approfondimento su come avviene la produzione di questo alimento così importante nel corpo della donna.

Come avviene la produzione di latte materno

La produzione di latte materno è controllata da tre aspetti:

  1. Fisiologici, legati alla anatomia della mammella
  2. Ormonali, legati al controllo del sistema endocrino
  3. Mediata dal bambino (dal nono giorno dopo la nascita)


Per quanto riguarda la fisiologia, la mammella è una ghiandola esocrina (il cui prodotto viene riversato all’esterno) organizzata in sezioni chiamati lobi che contengono altre sottosezioni composte da diverse unità: gli alveoli. È questa la “centrale del latte” materno. Oltre agli alveoli, la mammella contiene tessuto adiposo (per separare le diverse sezioni), tessuto connettivo e fibroso (per sostenere la struttura) e un insieme di piccoli vasi (duttuli e dotti galattofori) che raccolgono il latte prodotto dagli alveoli e lo convogliano verso il capezzolo.

Forma, dimensioni, aspetto estetico e asimmetrie (differenza di forma e volume tra i seni) non influiscono sulla capacità di produrre latte materno. Quello che conta è l’organizzazione della parte ghiandolare del tessuto mammario.

La forma del capezzolo non pregiudica la capacità di allattare, ma è un elemento da tenere in considerazione nella gestione dell’attacco al seno e della suzione.

ATTENZIONE
In caso di grave diminuzione della quantità di tessuto ghiandolare disponibile o una alterazione delle terminazioni nervose legate agli alveoli o ai dotti, che possono verificarsi successivamente a interventi chirurgici di mastoplastica riduttiva, biopsie, traumi importanti o radioterapie alla mammella, l'allattamento al seno potrebbe risultare compromesso. 

Gli stessi ormoni che guidano i cambiamenti psico-fisiologici del corpo della mamma durante la gravidanza sono responsabili dei cambiamenti del seno nella preparazione e nel proseguimento dell’allattamento. Il primo cambiamento che la mamma può apprezzare da sola avviene nel I trimestre di gravidanza ed è chiamato "fase di accrescimento": in questa fase dotti e alveoli crescono rapidamente e i seni appaiono sensibili al tatto e di volume maggiore. È la fase chiamata Mammazione ed è spinta dagli estrogeni (aumento dei dotti) e dal progesterone (accrescimento degli alveoli) . Solo una piccola parte di accrescimento coinvolge il tessuto adiposo e quello di sostegno.

Dopo l’accrescimento del primo trimestre il sistema va in pausa fino a 12 settimane prima del parto, quando le ghiandole mammarie cominciano a secernere il colostro, grazie alla spinta della prolattina che contemporaneamente provoca la caduta dei livelli di estrogeni e progesterone. Questa fase chiamata Lattogenesi I durerà fino al secondo giorno dopo il parto.

Successivamente compare la montata lattea (Lattogenesi II) che dura dal terzo all’ottavo giorno dopo il parto (l’inizio fisiologico è tra le 30 e le 40 ore dopo il parto). In questa fase, anch'essa controllata dagli ormoni, il seno appare turgido e caldo.

Gli ormoni sono implicati anche nell’aumento della circolazione dei vasi sanguigni sottocutanei (necessario per sostenere le nuove richieste metaboliche del tessuto mammario), che determinano il cambiamento di pigmentazione e la grandezza dell’areola e del capezzolo.

Dal 9° giorno fino alla fine dell’allattamento, il sistema si autoalimenta e non è più governato dagli ormoni, ma la produzione di latte è regolata dalle richieste del bambino mediante la suzione e lo svuotamento del seno è sotto il controllo autocrino, secondo il meccanismo della domanda e dell’offerta. Il passaggio dal controllo ormonale della produzione di latte al controllo guidato dal bambino avviene in modo graduale ed è necessario un periodo di adattamento (la calibrazione) che dura dalle 4 alle 6 settimane dall’inizio di questa fase (si parla, nello specifico, di Lattogenesi III).

Nel sistema della domanda e dell’offerta è coinvolto l’ormone ossitocina che è responsabile della contrazione delle piccole cellule muscolari che circondano l’alveolo che permettono la spinta del latte verso il capezzolo (riflesso di eiezione del latte). L’ossitocina è prodotta maggiormente a seguito di stimoli visivi, tattili, uditivi e psicologici, quindi quando la mamma vede, sente, tocca ed è in sintonia con il suo bambino (da qui l’importanza biologica della tranquillità). ed è inibita dal dolore, dallo stress (produzione di cortisolo), dal disagio psico-fisico, dall’assunzione di alcool e nicotina.
Gli stessi ormoni che guidano i cambiamenti psico-fisiologici del corpo della mamma durante la gravidanza sono responsabili dei cambiamenti del seno nella preparazione e nel proseguimento dell’allattamento. Il primo cambiamento che la mamma può apprezzare da sola avviene nel I trimestre di gravidanza ed è chiamato "fase di accrescimento": in questa fase dotti e alveoli crescono rapidamente e i seni appaiono sensibili al tatto e di volume maggiore. È la fase chiamata Mammazione ed è spinta dagli estrogeni (aumento dei dotti) e dal progesterone (accrescimento degli alveoli) . Solo una piccola parte di accrescimento coinvolge il tessuto adiposo e quello di sostegno. Dopo l’accrescimento del primo trimestre il sistema va in pausa fino a 12 settimane prima del parto, quando le ghiandole mammarie cominciano a secernere il colostro, grazie alla spinta della prolattina che contemporaneamente provoca la caduta dei livelli di estrogeni e progesterone. Questa fase chiamata Lattogenesi I durerà fino al secondo giorno dopo il parto. Successivamente compare la montata lattea (Lattogenesi II) che dura dal terzo all’ottavo giorno dopo il parto (l’inizio fisiologico è tra le 30 e le 40 ore dopo il parto). In questa fase, anch'essa controllata dagli ormoni, il seno appare turgido e caldo. Gli ormoni sono implicati anche nell’aumento della circolazione dei vasi sanguigni sottocutanei (necessario per sostenere le nuove richieste metaboliche del tessuto mammario), che determinano il cambiamento di pigmentazione e la grandezza dell’areola e del capezzolo. Dal 9° giorno fino alla fine dell’allattamento, il sistema si autoalimenta e non è più governato dagli ormoni, ma la produzione di latte è regolata dalle richieste del bambino mediante la suzione e lo svuotamento del seno è sotto il controllo autocrino, secondo il meccanismo della domanda e dell’offerta. Il passaggio dal controllo ormonale della produzione di latte al controllo guidato dal bambino avviene in modo graduale ed è necessario un periodo di adattamento (la calibrazione) che dura dalle 4 alle 6 settimane dall’inizio di questa fase (si parla, nello specifico, di Lattogenesi III). Nel sistema della domanda e dell’offerta è coinvolto l’ormone ossitocina che è responsabile della contrazione delle piccole cellule muscolari che circondano l’alveolo che permettono la spinta del latte verso il capezzolo (riflesso di eiezione del latte). L’ossitocina è prodotta maggiormente a seguito di stimoli visivi, tattili, uditivi e psicologici, quindi quando la mamma vede, sente, tocca ed è in sintonia con il suo bambino (da qui l’importanza biologica della tranquillità). ed è inibita dal dolore, dallo stress (produzione di cortisolo), dal disagio psico-fisico, dall’assunzione di alcool e nicotina.
Gli stessi ormoni che guidano i cambiamenti psico-fisiologici del corpo della mamma durante la gravidanza sono responsabili dei cambiamenti del seno nella preparazione e nel proseguimento dell’allattamento. Il primo cambiamento che la mamma può apprezzare da sola avviene nel I trimestre di gravidanza ed è chiamato "fase di accrescimento": in questa fase dotti e alveoli crescono rapidamente e i seni appaiono sensibili al tatto e di volume maggiore. È la fase chiamata Mammazione ed è spinta dagli estrogeni (aumento dei dotti) e dal progesterone (accrescimento degli alveoli) . Solo una piccola parte di accrescimento coinvolge il tessuto adiposo e quello di sostegno.
Dopo l’accrescimento del primo trimestre il sistema va in pausa fino a 12 settimane prima del parto, quando le ghiandole mammarie cominciano a secernere il colostro, grazie alla spinta della prolattina che contemporaneamente provoca la caduta dei livelli di estrogeni e progesterone. Questa fase chiamata Lattogenesi I durerà fino al secondo giorno dopo il parto.
Successivamente compare la montata lattea (Lattogenesi II) che dura dal terzo all’ottavo giorno dopo il parto (l’inizio fisiologico è tra le 30 e le 40 ore dopo il parto). In questa fase, anch'essa controllata dagli ormoni, il seno appare turgido e caldo.
Gli ormoni sono implicati anche nell’aumento della circolazione dei vasi sanguigni sottocutanei (necessario per sostenere le nuove richieste metaboliche del tessuto mammario), che determinano il cambiamento di pigmentazione e la grandezza dell’areola e del capezzolo.
Dal 9° giorno fino alla fine dell’allattamento, il sistema si autoalimenta e non è più governato dagli ormoni, ma la produzione di latte è regolata dalle richieste del bambino mediante la suzione e lo svuotamento del seno è sotto il controllo autocrino, secondo il meccanismo della domanda e dell’offerta. Il passaggio dal controllo ormonale della produzione di latte al controllo guidato dal bambino avviene in modo graduale ed è necessario un periodo di adattamento (la calibrazione) che dura dalle 4 alle 6 settimane dall’inizio di questa fase (si parla, nello specifico, di Lattogenesi III).
Nel sistema della domanda e dell’offerta è coinvolto l’ormone ossitocina che è responsabile della contrazione delle piccole cellule muscolari che circondano l’alveolo che permettono la spinta del latte verso il capezzolo (riflesso di eiezione del latte). L’ossitocina è prodotta maggiormente a seguito di stimoli visivi, tattili, uditivi e psicologici, quindi quando la mamma vede, sente, tocca ed è in sintonia con il suo bambino (da qui l’importanza biologica della tranquillità). ed è inibita dal dolore, dallo stress (produzione di cortisolo), dal disagio psico-fisico, dall’assunzione di alcool e nicotina. 

12 falsi miti sull’allattamento al seno

1) Non si possono assumere farmaci durante l’allattamento: I dati del Servizio Informazione Farmaci del centro antiveleni di Bergamo riportano per l’anno 2016 quasi 29.000 richieste di consulenza per l’uso di farmaci in allattamento. Nel 91% dei casi analizzati i farmaci richiesti (per lo più antinfiammatori non steroidei, antibiotici, gastrointestinali) sono risultati compatibili con l’allattamento.

2) Non si possono fare radiografie mentre allatti: Le radiografie standard non sono generalmente controindicate durante l’allattamento. Tuttavia ci sono alcune precauzioni da considerare.

  • Tipo di radiografia: Le radiografie comuni, come quelle dentali o del torace, utilizzano basse dosi di radiazioni. Queste non rappresentano un rischio significativo per il latte materno o per il bambino allattato. Infatti, le radiazioni non contaminano il latte materno.
  • Radiografie con mezzo di contrasto: Alcune radiografie possono richiedere l’uso di mezzi di contrasto (ad esempio iodio o gadolinio). La maggior parte di questi mezzi è considerata sicura durante l’allattamento, poiché solo una piccola quantità passa nel latte materno e viene assorbita dal bambino. Tuttavia, è sempre una buona pratica discutere con il medico riguardo alla sicurezza specifica del mezzo di contrasto utilizzato.

3) Se la mamma è ammalata non può allattare: Nella maggior parte dei casi non ci sono controindicazioni per l’allattamento. È sicuro in caso lievi affezioni (raffreddore, influenza, febbre) e nella maggior parte delle infezioni acute. Alcune patologie croniche (HIV, TBC attiva non trattata) vanno gestite con protocolli particolari.

4) Non ci si può fare la tinta, durante l’allattamento: Non esistono studi che dimostrano che l’uso delle tinture per capelli durante l’allattamento sia dannoso per il bambino.

5) Non si può allattare se è tornato il ciclo mestruale (capoparto): Il ritorno del ciclo mestruale non è un motivo per interrompere l’allattamento. Sebbene possano verificarsi alcuni cambiamenti temporanei nella produzione di latte, questi non compromettono la sicurezza o i benefici dell’allattamento.

6) Non si può riprendere a fare sport se si sta allattando: L’esercizio fisico moderato non influisce negativamente sulla produzione di latte. In effetti, la produzione di latte rimane stabile e la qualità del latte non viene compromessa. Alcuni studi hanno evidenziato che l’esercizio fisico intenso potrebbe temporaneamente aumentare i livelli di acido lattico nel latte, ma ciò non rende il latte dannoso per il bambino.

7) Non si può allattare se il bambino ha la diarrea: Continuare ad allattare quando un bambino ha la diarrea è non solo sicuro, ma anche altamente raccomandato. Il latte materno fornisce idratazione, nutrizione e supporto immunitario, tutti cruciali per il recupero del bambino. In caso di sintomi gravi o persistenti, è importante consultare un medico per ulteriori valutazioni e trattamenti.

8) Non ci si può fare un tatuaggio mentre si allatta: Non esistono prove concrete che vietino completamente i tatuaggi durante l’allattamento, ma ci sono validi motivi per essere cauti. Rischi di infezione, reazioni allergiche e preoccupazioni riguardanti le sostanze chimiche sono tutti fattori da considerare. Si suggerisce di attendere almeno fino a 9-12 mesi dopo la nascita, quando il bambino non dipende più esclusivamente dal latte materno, prima di farsi un tatuaggio.

9) Non si può fare la manicure in allattamento: Fare la manicure durante l’allattamento è generalmente sicuro. Tuttavia, per ridurre al minimo qualsiasi rischio, è importante assicurarsi che il salone segua rigorosi standard di igiene e scegliere prodotti con ingredienti più naturali e meno aggressivi.

10) Non si può fare una dieta dimagrante durante l’allattamento: È possibile perdere peso durante questo periodo, ma è importante seguire una dieta equilibrata e non troppo restrittiva per non compromettere la produzione del latte materno. La dieta deve essere blandamente ipocalorica, fornendo circa 1.400-1.500 calorie al giorno, e deve includere alimenti ricchi di nutrienti essenziali come ferro, calcio, vitamina D, zinco, e omega 3.

11) Non si può allattare se si hanno le ragadi o la mastite: Sia le ragadi che la mastite possono essere curate senza dover necessariamente interrompere l’allattamento al seno

12) Non si può allattare se al bambino è spuntato il primo dentino: Il fatto che il bambino abbia i primi dentini non è di per sé un motivo per smettere l’allattamento al seno. L’allattamento al seno può, anzi, avere benefici per l’allineamento dei denti del bambino, riducendo il rischio di problemi come morsi aperti o incrociati.


Quando è sconsigliato allattare al seno

Le situazioni in cui mamma e bambino non possono affrontare l’allattamento al seno sono fortunatamente molto rare e l’unico criterio valido per limitare o interrompere l’allattamento riguarda poche condizioni cliniche in cui i rischi dell’allattamento superano i benefici.

Possiamo suddividere queste condizioni in due gruppi:

  • Condizioni che riguardano il bambino: galattosemia, (latte in formula senza galattosio), malattia delle urine a sciroppo d’acero (formula senza gli amminoacidi leucina, isoleucina e valina) fenilchetonuria (formula senza fenilalanina + parziale allattamento al seno sotto stretto controllo medico), nati pretermine (< 32 settimane) e/o con peso alla nascita < 1500g, nati con importante stress peripartum o ipoglicemici: in questo caso dovrebbero essere allattati al seno con supplemento temporaneo della formula;
  • Condizioni che riguardano la mamma. In questo caso, si raccomanda astensione permanente all’allattamento in presenza di HIV non trattabile con i farmaci antiretrovirali e nel caso esista un'alternativa per l’alimentazione del bambino (AFASS). È invece consigliata l'astensione temporanea all’allattamento per malattie gravi che impediscano alla madre di essere in grado di accudire il piccolo, infezione da Herpex Simplex tipo 1, infezione da varicella, uso di sedativi, anti epilettici, oppiacei, depressori dell’attività respiratoria, iodio131 e chemioterapici.

L’importanza della presenza di una educatrice perinatale prima e durante l’allattamento

Il supporto alla madre e al bambino che affrontano insieme l’allattamento al seno non può iniziare con il ritorno a casa dopo il parto, ma deve partire da un percorso che accompagni la neomamma già durante la gravidanza.

L’educatrice perinatale di Vivinfanzia è preparata per aiutare la mamma a compiere scelte consapevoli e informate sull'alimentazione del proprio bambino, lontane dai consigli non professionali, suggerimenti legati al “sentito dire” o a interessi commerciali.

Inoltre la professionista di Vivinfanzia è in grado di fornire un aiuto pratico individualizzato e cucito in modo sartoriale su quella specifica famiglia, nel rispetto del bisogno fisiologico del bambino e del benessere della mamma e della famiglia tutta.

In particolare l’educatrice perinatale di vivinfanzia può:

  1. Informare e sostenere le mamme sui vantaggi dell’allattamento al seno e sulla gestione;
  2. Aiutare le mamme della comprensione e nella valorizzazione del contatto pelle a pelle;
  3. Mostrare alle mamme come attaccare correttamente al seno il neonato;
  4. Aiutare le mamme nel rientro al lavoro informandole e mostrando loro i principi della corretta estrazione e conservazione e somministrazione del latte materno;
  5. Sostenere le mamme nella comprensione del valore del proprio latte, alimento unico e completo a cui non va aggiunta acqua o altri additivi;
  6. Incoraggiare l’allattamento al seno a richiesta e guidato dal bambino;
  7. Aiutare la mamma nella gestione del ciuccio, del biberon, delle tettarelle;
  8. Creare un ambiente accogliente a misura di mamma e bambino;
  9. Sostenere la mamma e la famiglia dalla dimissione dall’ospedale per tutti i 9 mesi dopo la nascita (esogestazione).

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Riferimenti bibliografici:
  • Victora, C. G., Bahl, R., Barros, A. J. D., França, G. V. A., Horton, S., Krasevec, J., Murch, S., Sankar, M. J., Walker, N., & Rollins, N. C. (2016). Breastfeeding in the 21st century: epidemiology, mechanisms, and lifelong effect. Lancet, 387(10017), 475–490.https://doi.org/10.1016/s0140-6736(15)01024-7
  • Istituto Superiore di Sanità; Epicentro; Guadagnare salute, rendere facili le scelte salutari; Allattamento al seno: tra arte, scienza e natura (https://www.epicentro.iss.it/guadagnare-salute/formazione/materiali/GS_allattamento_2.pdf)
  • Hale, T. W., PhD, & Bcps, K. K. P. M. (2022). Haleʼs Medications & Mothersʼ Milk 2023: A Manual of Lactational Pharmacology. Springer Publishing Company.
  • Centro antiveleni di Bergamo. Rapporto 2016. Disponibile allʼindirizzo: http://www.asst-pg23.it/img/upload/files/sezione_259_TIS%20BG%202016%20finale%20web.pdf
  • La Leche League International. (2023, September 25). Exercise - La Leche League International.https://llli.org/breastfeeding-info/exercise/
  • La Leche League International. (2023, April 17). Tattoos and breastfeeding - La Leche League International. https://llli.org/breastfeeding-info/tattoos-and-breastfeeding/
  • De Filippi, E. (2024, June 17). Dieta in allattamento: come creare un menù bilanciato. Uppa. https://www.uppa.it/dieta-in-allattamento/
  • Fondazione ANDI Lʼallattamento al seno e i denti – Fondazione ANDI. https://fondazioneandi.org/lallattamento-al-seno-e-i-denti/
  • Infant and young child feeding counselling: an integrated course. Directorʼs guide. (2021). World Health Organization.
  • Ragioni mediche accettabili per lʼuso di sostituti del latte materno (2009). World Health Organization

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